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Archive for the ‘Viaggi’ Category

Estate 2009: Croazia e Nord Est

Estate 2009. Comicia a Benevento, a tavola. A seguire una puntata in Cilento, ad Acciaroli. Poi si fa sul serio. Dopo aver girato mezza Europa vacanziera e aver sfiorato l’anno scorso l’Africa non troppo lontana della Tunisia, quest’anno abbiamo optato per un ritorno: la Croazia. Torno in Dalmazia dopo 5 anni, a Hvar, ridente isola a 4 ore di aliscafo da Pescara. Il viaggio non è dei più confortevoli, data la partenza notturna in macchina verso le coste abruzzesi, ma comunque non impossibile. Giunti a Hvar, mi accorgo subito che le cose non sono molto cambiate. 5 anni in una terra dove il tempo scorre lento non sono tanti. Stesse case, stesse “strade”, stesse usanze, stessi locali, a parte un nuovo baretto sul mare con musica a palla e happy hour alcolico e qualche topless in più. La Croazia è una terra strana, dal mare stupendo e da paesini da fiaba, ma anche abitata da persone spigolose, formate da un passato non certo felice e da una guerra ancora troppo vicina. I giorni sono volati via veloci, tra una visita al castello, una gita in barca guidata sapientemente da vecchio lupo di mare, passeggiate, buone letture, ore passate al sole, mangiate di spessore e chilometriche partite a carte. Il ritorno ci ha spinto verso Nord. Da Pescara su un Intercity Notte da viaggio della speranza siamo sbarcati a Padova. A parte un paio di cene tranquille, siamo stati fermi davvero poco. Gardaland, la mecca del divertimento nell’era del consumismo, popolata da orde di bipedi di ogni età alla ricerca di un secondo di adrenalina che a volte la vita non riesce proprio a dare. Ci adeguiamo, ci uniformiamo, ci divertiamo anche, ma difficilmente torneremo. Riviera del Brenta, tra ville antiche e moderne e paesi operosi. Treviso, cittadina ordinata. Troppo. Un cartello stradale ogni metro, un vigile a ogni angolo, un divieto a ogni passo. Una città per soldatini senz’anima, per freddi lavoratori e bravi immigrati forgiati dalla nebbia. No grazie. Il troppo storpia. Questione di punti di vista. Conegliano, paesone da Suv e vestiti firmati. Il paese con il reddito pro-capite più alto d’Italia, patria della Zoppas e del Prosecco. Paese da percorsi enogastronomici in cui finiamo a mangiare giapponese. Il nuovo che avanza. Il Nord-Est è un universo strano, da amare e da odiare. Da amare per l’intraprendenza, il coraggio, i valori forti, una coscienza di cittadini senza limiti, un attaccamento alla propria terra granitico e sincero. Da odiare per lo strisciante razzismo, per il fare da primi della classe, per le troppe regole e i troppi divieti, per la nebbia. Da Padova, la porta del Nord-est, la città più contaminata dal meridione, d’Italia e del mondo, investita da una storia centenaria di turismo religioso, città da visitare e da vivere, ci muoviamo verso Venezia per prendere un aereo che ci riporta verso Sud, a Napoli. Qualche sacchetto di immondizia ai bordi della tangenziale ci riporta alla triste realtà. Per fortuna c’è Benevento. Guardo il verde ingiallito delle rotonde, un vecchio cartello stradale scrostato e sento un giovane imprecare per un posto di lavoro che proprio non c’è. Eccomi. Bentornato a casa.   

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Operazione “Tuk tuk”: Mahdia, Tunisi, Cartagine, Sidi Bou Said

Eccomi qui, di ritorno da una settimana intensa e molto interessante nella vicina Tunisia. Dopo parte d’Europa, d’Italia e un pizzico d’America ci siamo lanciati alla scoperta dell’Africa, anche se quella più vicina, che profuma d’occidente ancor prima che di sterco di cammello. Un paese strano, la Tunisia, un ponte interrotto a metà nelle acque del mediterraneo, pochi chilometri dalla sicilia, di cui la zona costiera condivide pressapoco lo stesso clima e la stessa vegetazione. Un paese islamico in rotta verso la civiltà occidentale, come sospeso a mezz’aria, un paese che guarda avanti ma che deve dar conto alla propria storia e al proprio passato. Così, come in un crogiuolo, ti capita di passeggiare per un nastro d’asfalto steso in mezzo alla sabbia e popolato solo di qualche arbusto rachitico e una palma solitaria, in cui pascolano scheletri di pecore e cammelli dall’aria bonaria, e vedere camminare fianco a fianco ragazze in jeans e top scollati e coetanee ricoperte di vesti dalla testa ai piedi, di solito di un colore nero che sa di morte dell’anima, di negazione di ogni diritto, con gli occhi bassi e lo sguardo impaurito. Donne ridotte a oggetto, schiave di un retaggio religioso per noi incomprensibile ma che anche molti tunisini faticano ormai a comprendere. Il tempo scorre, anche in questo pezzo di terra d’Islam, ce lo fa notare una vecchia guida dall’aria rassegnata per le strade di Mahdia. Prima non capiamo, ci indica qualcosa, un punto in alto, un minareto. Di quelli che vediamo al telegiornale quando si parla di paesi musulmani, con un sottofondo lamentoso, una cantilena che richiama i fedeli alla preghiera. Oggi non è più così. O meglio, è così ma la voce non è quella del predicatore solitario che medita dall’alto di una torre scintillante, ma la voce di una cassetta registrata amplificata dagli altoparlanti attaccati su in cima. Ironia della sorte, il progresso ha colpito anche chi più di altro il progresso lo combatte e lo osteggia. Il nostro viaggio ci conduce prima in aereo a Monastir, dove atterriamo su una pista fantasma tra mulinelli di sabbia e piccoli laghi scavati in depressioni del terreno brullo, resi bianchi dal sale che affiora sulla superficie. In pulmann poi raggiungiamo Mahdia, su strade che da noi difficilmente guadagnerebbero questo appellativo, a fianco del mare, tra casupole diroccate e palazzine in costruzione. Vediamo una donna anziana fare il bagno coperta da tutti i vestiti, purtroppo un’abitudine imposta a decine di altre donne, che non avremmo imparato a ignorare neppure nei giorni seguenti, con il sangue amaro di chi vede un’ingiustizia così grande e non può far nulla per cambiare le cose. Il nostro villaggio è molto carino, accogliente e a differenza di quanto ci aspettavamo anche multinazionale, con la presenza di tantissimi tedeschi, francesi e arabi. La Tunisia è un ex protettorato francese, così il francese è la seconda lingua, dopo l’arabo, anche se i mercanti parlano davvero tutte le lingue e non è difficile farsi capire anche in italiano, mente l’inglese è un oggetto misterioso. La lingua dei barbari per fortuna in queste parti non ha attecchito. Mahdia è un borgo di pescatori, un tempo città ricca, con una medina raccolta tra viuzze strette e tortuose, che portano al castello e al pittoresco cimitero, arcipelago di tombe bianche scavate nella roccia a picco sul mare. Ci andiamo prima in taxi, per perderci tra gli odori forti e le urla di un giorno di mercato, poi in tuk tuk, un tre ruote a sette posti aperto sui lati e dall’andatura barcollante. Visitiamo anche una casa tipica tunisina, con il patio interno e le pareti di maioliche. Ben altro discorso per Tunisi, la capitale, distante più di 300 km, che in un paese praticamente senza strade sono un’eternità. Una città che nonostante i suoi 2 milioni e passa di abitanti è difficile chiamare metropoli, con la sua medina enorme dove si può invecchiare contrattando un prezzo in un gioco delle parti nelle nostre terre non certo sconosciuto, con le sue case basse e i taxi sfreccianti. Andiamo al Museo del Bardo, il secondo dell’Africa per importanza, dove si nota l’impronta della cristianità e di Roma su questa terra figlia d’Europa. Una testimonianza resa ancora più evidente da Cartagine, con le sue Terme di Antonino, immensa orma lasciata dall’aquila imperiale su una città che tanto l’aveva fatta soffrire. Quindi Sidi Bou Said, un pezzo di Andalusia trapiantato a migliaia di chilometri di distanza, paesino su una collina a picco sul mare di casette bianche e azzurre e fiori di ogni tipo. Infine il ritorno a Roma, con un aereo cigolante griffato Tunisair, di ritorno da un viaggio che sicuramente ci lascia qualcosa, la conoscenza di un mondo così vicino geograficamente ma così lontano sotto tutti i punti di vista. Una cultura affascinante ma terribilmente pericolosa, un paese ricco di contraddizioni che solo il tempo potrà chiarire. In definitiva un paese da visitare.
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..sweet home..chigago

Eccomi qua ragazzi! I casi della vita ti portano in giro per il mondo alla ricerca di qualcosa che nessuno sa e seguendo un disegno a volte oscuro…e cosi sono finito qui nella campagna dell’Illinois, a seguire un corso dagli argomenti non ben identificabili, in uno slang incomprensibile, ma immerso in un vero e proprio paradiso..St Charles. Due settimane negli States, ebbene si, e un weekend da sfruttare. Cosi con la confraternita italiana siamo andati nella cara e vecchia Chicago, la patria del blues. Bella gente, immersa in una selva di grattacieli dalla mole infinita, simbolo di un capitalismo informe e inarrestabile che stritola il vecchio sax e le caldi voci dei localini pieni di nostalgia. Tra una gita in battello e un tramonto visto al 97esimo piano di un grattacielo, quasi a sfiorare le nuvole, il tempo e’ volato via veloce..e cosi siamo finiti a parlare del senso della vita al ritorno su una limousine carica di sogni e mille pensieri. E si ritorna nel proprio mondo, a 7000 km di distanza da casa e da se stessi..aggiungere altro non serve..aspettate le foto. Un saluto a tutti..Angelo
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Si ritorna a casa…se acabò!

Ebbene si. Tutto ha un inizio…tutto ha una fine. Se acabò…è finita. Sono stati 7 mesi davvero eccezionali. E adesso si torna a casa. Si lascia Valencia con una valigia pieni di ricordi e tanta tristezza. Migliaia di amici sparsi per il mondo ad aspettarci chissà quando. Tutti partiti con la promessa da marinai di rivedersi un giorno…magari. Siamo arrivati qui con le nostre storie, scappando da qualcuno o da qualcosa, e ora torniamo più grandi, cresciuti nella mente e nel cuore. Ricordi indimenticabili. Sentimenti. Emozioni. Grazie a tutti. Ciao ragazzi! Vi voglio bene!
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Rieccoci a valencia

Dopo due settimane passate a Benevento all’inizio di luglio rieccoci di nuovo a Valencia. Sono state due settimane molto intense, tra saluti ad amici, feste, festini.. e impegni un pò più seri (ma ce l’abbiamo fatta a raccogliere queste benedette firme per il referendum?). Ora si ritona a lavoro (+ o -), anche se la sfiga mi perseguita, con lo schermo del pc che è andato in tilt, e fa un caldo mostruoso, con la playa tentatrice a due passi. E noi a scrivere con mezzi di fortuna questa tesi che prima o poi dovrò pure terminare. Per fortuna ci sono le notti valenciane…quindi animo! Es verano!
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…e sta per finire anche giugno

Ebbene si. Se ne va anche giugno. Con due esami superati, uno veramente per un pelo, con il classico 17 e due figure e il lavoro di tesi a buon punto. La novità è che sarò ufficialmente a Valencia anche ad agosto. Per il resto si continua a festeggiare. Ieri il delirio de la noche de San Juan con quasi un milione di persone in spiaggia a ballare e divertirsi fino all’alba. Oggi finalmente riposo, dopo dieci giorni in apnea nel tunnel del divertimento. Fatemi uscire! Nessun problema. Il 3 si torna in Italia. Ci vediamo a Bn. A presto!
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Si ricomincia!

19 aprile 2007 1 commento
Cari ragazzi, dopo quasi due settimane passate in Italia, si ritorna a Valencia. Benevento presa a piccole dosi è molto piacevole: rivedere gli amici e le persone più care fa sempre piacere, riprendere contatto con lo stadio e con il mio Benevento anche (con tanto di derby con la Nocerina, privato però di passione da una legge repressiva e fuori da ogni logica, e tanto di trasferta a Celano), così come riparlare di nuovo a quattrocchi di politica (e scoprire che come al solito non è cambiato niente..) e toccare con mano di nuovo da vicino le vicende italiane (..perfino vedere Santoro in tv è un piacere…figuriamoci!). Alla fine però rieccoci qua, di nuovo a Valencia, con una coppa America che non può cominciare per mancanza di vento (ma come è possibile? Da quando sono arrivato ha sempre tirato un vento della madonna, tutti i santi giorni…bo…diciamo che è l’onnipresente cambio climatico…) e un sacco di cose da fare. Speriamo di riuscirci! A presto.
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aqui todo bien!

13 febbraio 2007 1 commento
E così sono passate ormai due settimane dall’arrivo qui a Valencia. Ormai il periodo di ambientamento è quasi terminato. All’uni tutti sono gentilissimi e molto simpatici, anche se non sempre riesco a sostenere una conversazione in spagnolo….stranamente, perchè la sera sembro uno spagnolo madrelingua e tutti mi fanno i complimenti per quello che ho appreso in appena 15 giorni. Finalmente ho provato le feste nei pisos questo venerdi e sabato, ho conosciuto un casino di gente, abbiamo tirato l’alba bevendo, ballando e cazzegiando in questo o quel posto..e poi la domenica un pò di riposo. Questa settimana mi sa che dovrò anche cominciare a pensare un pò alla tesi…ma molto blandamente. Per ora ci divertiamo. Poi si vedrà. Alla prossima. Hasta luego!
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..en Valencia

Rieccomi qui, dopo un black-out di qualche giorno dovuto al casino per la sistemazione e allo stato di confusione mentale che la movida de valencia comporta. Dopo lo sclero iniziale, con 10 miliardi di telefonate fatte a persone che non parlavano la tua lingua e km macinati a manetta, finalmente mi sono sistemato in un piso bellissimo e ho anche preso contatto con l’uni e con i suoi ritmi per fortuna blandi…e meno male. Si dorme poco, si studia poco, se fiesta mucho. Sto anche imparando un pò di spagnolo…anzi intendo quasi tutto e hablo anche niente male. Insomma per ora tutto procede bene..al prossimo aggiornamento!
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