Sudici, terroni, briganti
“La storia la scrivono i vincitori”. Una frase sempre sentita, retorica, banale, tanto da considerare le falsità e le menzogne riportate alcune volte palesemente sui libri di storia quasi un atto dovuto, un tributo ai vincitori, che come tale avrebbero il diritto di tramandare ai posteri non la storia, ma la loro storia. Quando questo asserto incontra il racconto dell’unificazione d’Italia e dei suoi primi anni nessuno però lo prende in considerazione. Sarebbe un oltraggio, un crimine contro la nostra nazione, uno schiaffo sordo sui volti di Mazzini, di Mameli, dei tanti Italiani che realmente credettero e combatterono in nome di un’ideale. Ebbene, non lo è, non è un affronto perché chi credette e si sacrificò per l’Italia è e resta un eroe per tutti, degno di onore e di rispetto. Ma qui si tratta di onestà, di verità. Perché Italiani erano anche i 5000 abitanti di Pontelandolfo, i 3000 di Casalduni, e quelli di Cerreto Sannita, Campolattaro, e di mille altri paesi del nostro Sannio e del Meridione intero dati alle fiamme, depredati, messi a ferro e fuoco dai Piemontesi, con devastazioni e atti di ferocia da far impallidire il più duro ufficiale delle SS. Perché, come dice Pino Aprile nel suo meraviglioso libro “Terroni”, quel che gl’Italiani venuti dal Nord ci fecero fu così spaventoso che ancora oggi lo si tace nei libri di storia. Secondo alcune stime un milione di morti, un’ecatombe, intere generazioni annientate o costrette a emigrare. Li si chiamò “Briganti”, fuorilegge, bestie senza civiltà, in realtà la maggioranza erano ex soldati dell’esercito borbonico, contadini e gente umile del Regno delle Due Sicilie, tra i più ricchi e avanzati d’Europa, con le migliori acciaierie e officine meccaniche, le migliori fabbriche tessili e colture specializzate, fiorente nelle arti e nella cultura, con la flotta mercantile e militare tra le migliori d’Europa. Combattevano per difendere la loro terra e la loro gente, contro un invasore che aveva tradito lo spirito risorgimentale all’altare della bramosia del saccheggio. Fu una razzia senza fine, l’inizio di un latrocinio di risorse materiali e umane effettuato sistematicamente per oltre un secolo. Il Meridione reso terra senza futuro, “terra d’asporto”, per usare un termine tratto da un altro splendido libro sul Mezzogiorno, “Sud” di Marcello Veneziani, educato a uno stato di minorità, umiliato, sfruttato. A 150 anni dall’Unità d’Italia ormai è tempo di ridare dignità a questa gente, di scrivere una storia condivisa, tra l’altro ormai di un’evidenza talmente studiata, riconosciuta, approfondita, da non poter essere più negata. Così come è ormai ora di spezzare la menzogna di un Sud fannullone, criminale, opposto a un Nord onesto e produttivo, di chiarire il paradosso di un Sud derubato che viene chiamato ladro. Il Sud, il bancomat d’Italia, da cui veicolare denaro e intelligenze. Con i soldi FAS per le aree sottosviluppate si finanzia l’Expo di Milano, le compagnia di navigazione del nord, gli allevatori della Pianura Padana, e quando giungono vengono fatti passare per aiuti straordinari, una ladrata, una vergogna. È tempo di onesta. Ma è anche tempo dell’azione, per affrontare la questione meridionale e vincerla da Meridionali. E per risolvere un problema bisogna prima comprenderne le cause, la genesi, lo sviluppo. Riprendiamoci la nostra storia, solo così potremmo riconquistare il nostro futuro, altrimenti, come dicono Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò in una famosa canzone, ancora nel 2010, da Meridionale, da “Brigante se more”.
Libri d’estate…
Alessandro Baricco – Questa storia
Questa storia è una storia. Una storia strana, di quelle al limite della realtà che solo Baricco sa raccontare con la sua penna tanto originale quanto lucida e raffinata. È una storia che può essere realmente accaduta, di quelle che raccontano i vecchietti seduti davanti a un bar di paese mentre giocano a carte o in compagnia di un bicchiere di vino, ma a cui nessuno probabilmente sarebbe disposto a credere. La storia del novecento italiana raccontata attraverso le vicende di un uomo, con la sua infanzia, le sue passioni, i suoi amori, le sue idee, un uomo che diventa vecchio cercando di mettere in ordine il mondo. Uscito nel 2006, questo libro regala un’ulteriore prova della capacità narrativa di Baricco, che pur non raggiungendo quei picchi di poesia che si possono trovare in Oceano Mare o in Seta, ci spinge alla riflessione e apre i nostri occhi sui conflitti interiori dell’uomo del Novecento, con i suoi tarli mentali e la sua incondizionata volubilità. Da leggere. Voto: 8
Luis Sepulveda – Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
Certe volte ti aggiri senza meta nel fresco dell’aria condizionata di un supermercato di agosto e ti imbatti in un libro che ti richiama dall’alto di uno scaffale, uno tra tanti. È così che ho scoperto questo racconto, è bastata un’occhiata alla copertina e uno sguardo alla recensione per capire che era da leggere. Sepulveda, autore di cui avevo sempre sentito parlare, ma di cui non avevo mai letto nulla prima d’ora, si inserisce in quel filone di narrativa che dipinge con un tocco di magia e un pizzico di triste disincanto le vicende e le leggende del mondo latino sudamericano, della foresta amazzonica fino alle coste caraibiche. Il personaggio principale del racconto, un vecchio dal passato travagliato e da un amore incondizionato per la natura che lo circonda, somiglia molto ai personaggi di Gabriel Garcia Marquez, che a quel mondo ha legato la sua fortuna letteraria. Un romanzo conciso, ricco di emozioni, una cascata di sensazioni, un misto di vitalità e al tempo stesso malinconia per un mondo che ormai sta scomparendo, inghiottito dalla modernità e dagli affari. In definitiva un libro da leggere. Voto: 8,5
Roberto Saviano – Gomorra
Seta – Alessandro Baricco
La magia di Gabriel Garcia Marquez
MARQUEZ DOPO 20 ANNI TORNA AD ARACATACA (da www.ansa.it) |
BOGOTA’ – Lo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez è tornato dopo 20 anni, a bordo di un treno a vapore decorato con farfalle gialle, nel suo villaggio natale di Aracataca, che ispirò Macondo, magico protagonista del suo celebre romanzo Cent’anni di Solitudine. Visibilmente emozionato, il Premio Nobel per la Letteratura ha viaggiato nel secondo vagone del convoglio partito dal Porto di Santa Marta lungo un percorso che ha costeggiato sterminate piantagioni di banane. Lo accompagnavano vari amici, giornalisti e scrittori. Nella sua città natale Garcia Marquez, che ha compiuto 80 anni, è stato accolto dalla banda dipartimentale e da praticamente tutta la popolazione, con palloncini colorati, striscioni e cartelli con frasi di saluto concepite dai bambini della locale scuola elementare. In brevi dichiarazioni dopo l’arrivo, Gabo si è rammaricato per l’assenza nel villaggio della madre Luisa Santiaga, del padre Gabriel Eligio, e dei due fratelli più amati, Cuqui e Eligio, morti prima del suo ritorno. Un dovuto omaggio a uno degli scrittori più geniali del ‘900, senz’altro uno dei miei preferiti. Tornare in un treno a vapore decorato con farfalle? Per chi non lo conosce sembrerebbe un’idiozia, chi lo conosce abbozza un sorrise e dice: "Eccolo…è sempre lui!". Tra tutti i suoi libri che ho letto e apprezzato, consiglio:
– Cent’anni di solitudine: una mescola perfetta di magia e realtà nel favoloso paese di Macondo raccontando le vicende della famiglia Buendia. Semplicemente stupendo.
– Dell’amore e di altri demoni: una favola d’amore funebre e struggente. Incantevole.
– Vivere per raccontarla: la biografia di Marquez, dalle origini fino al successo. Meravigliosa.
– Cronaca di una morte annunciata, Occhi di cane azzurro, L’autunno del patriarca, L’amore ai tempi del colera
|
Valerio Massimo Manfredi – L’impero dei draghi
Ho terminato da poco l’ultimo libro di Valerio Massimo Manfredi e il giudizio non può essere che entusiastico. L’impero dei draghi è un romanzo ambientato nel III sec d.C. e parla delle vicende che vedono protagonista Marco Metello Aquila, legato della seconda Legione Augusta, comandante dell’armata di Siria. Alle porte della città romana di Edessa l’Imperatore Valeriano viene catturato dai Persiani in un’imboscata, insieme proprio al comandante Aquila e ad un manipolo di legionari. Condotti in una miniera in Persia, costretti ai lavori forzati, manterranno intatto il proprio valore, riuscendo poi a fuggire e a diventare la milizia di un misterioso personaggio del regno della seta, la lontana Cina. Comincia così un viaggio lunghissimo e pericoloso nelle sconfinate terre dell’Asia centrale verso la capitale di quel regno lontano. Un racconto avvincente, dal ritmo incalzante, che solo il maestro del romanzo storico avrebbe potuto scrivere, facendo incontrare i più grandi imperi dell’antichità incarnandoli in due personaggi straordinari. Meravigliose e ricche di poesia le descrizioni dei luoghi, impareggiabile il modo con cui Manfredi ci riporta in un mondo di due millenni addietro, facendoci soffrire, amare, commuovere con i protagonisti. In conclusione, magnifico. 6 milioni di copie vendute nel mondo. Voto: 9.5.
Altri libri letti di Valerio Massimo Manfredi:
– L’ultima legione: il primo libro che ho letto di Manfredi, quello che lo ha fatto conoscere al mondo intero, compreso me e molti miei amici. Protagonista del racconto l’ultimo imperatore dei Romani, il tredicenne Romolo Augusto, deposto da Odoacre e liberato da un manipolo di legionari, che lo scoteranno in salvo fino alla lontana Britannia, vivendo avventure spettacolari, attraverso un’Europa ormai in balia dei Barbari.Da ciò sarebbe nata l’antica leggenda di re Artù e dei cavalieri della Tavola rotonda. Straordinario. Voto: 10.
– Il Tiranno: racconta le gesta di Dionisio, il tiranno di Siracusa, nella Sicilia occupata dai Cartaginesi, contro i quali combattono le città della Magna Grecia. Un susseguirsi continuo di battaglie, amori, stragi, in un ritratto stupendo. Voto: 9.5.
– Palladion: ambientato nel mondo di oggi, racconta le vicende di un archeologo alle prese con i misteri legati al Palladion, la mitica statua della dea Atena. Sicuramente il meno riuscito dei romanzi che ho letto di Manfredi. Voto: 6.