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Archive for marzo 2007

La ricetta spagnola…e il cuoco italiano

A 2 mesi ormai dal mio arrivo a Valencia, qualcosa in più vi posso dire del tanto decantato miracolo economico della Spagna, che cresce al 3% e lo fa da anni, a dispetto delle sofferenze italiane e di quelle del vecchio carrozzone franco-tedesco. Giri per strada e ti chiedi tutto questo come possa essere possibile. Qui il concetto di festa è un’istituzione e anche quando si lavora non ci si ammazza certo di fatica, niente di paragonabile con noi italiani, che non brilliamo certo in stakanovismo. I ritmi sono lenti, le pause numerose quanto lunghe. E allora? Torni per strada, entri nei negozi, chiedi agli operai e a qualche amico che racimola un pò di euro facendo il cameriere in un ristorante. Ed ecco svelato l’arcano. Qui nessuno pensa ad aggirare il fisco. Tutti con lo scontrino. Tutti con la fattura. Tutti i ragazzi, perfino quello del bar che lavora per 10 giorni, hanno un regolare contratto di lavoro, con tanto di assicurazione e contributi. A questo poi si somma la scarsa presenza della delinquenza, una burocrazia veloce e senza troppi cavilli, un sistema di impiego molto efficacie e la grande attenzione rivolta ai giovani, soprattutto al mondo dell’università e della ricerca. Questa è la Spagna che ha alzato la testa in questi ultimi anni, quella che è stata capace di sfilarci da sotto il naso la Coppa America e quella che attrae investimenti da tutto il mondo. Ma è davvero tutto rosa e fiori? Assolutamente no. Per cominciare troviamo una scarsa unità nazionale, con ogni regione che pensa solo ai propri interessi e ai propri dialetti, cosa assolutamente ridicola nel tempo della globalizzazione. Poi il terrorismo, principalmente quello basco, sempre presente e sempre minaccioso, difficile da contrastare e con cui è impossibile dialogare, data la mancanza di interlocutori credibili. Quindi la corruzione nell’ambito politico locale, che ha portato all’arresto di decine di sindaci e assessori in tutto il paese, forse ancora più squallida di quella della nostra tanto pubblicizzata tangentopoli. A questo poi si aggiunge una sanità non proprio impeccabile, una preparazione scolastica media ancora troppo carente, il problema delle abitazioni troppo care, la crescita dei prezzi legata all’euro; allora ci si rende conto che anche in Spagna le difficoltà ci sono. E in verità si pensa poco a risolverle in maniera pratica, spendendo risorse e tempo in dibattiti puramente ideologici. Proprio l’altro ieri sera Zapatero in tv ha dovuto far fronte ad una delle più grandi figuracce della sua storia politica, quando non ha saputo rispondee alla domanda di un giornalista che gli chiedeva il prezzo di un caffè per strada. E’ questo forse il problema più grave, in Spagna come in Italia, la scollatura esistente tra la gente e la classe politica, che parla di matrimoni gay e di coppie di fatto e non pensa ai problemi quotidiani delle persone, e che quando mette mano alla legge lo fa solo per minare quei valori che sono alla base della società e della nostra stessa vita. In conclusione, prendiamo da esempio la Spagna per quanto di buono ha saputo fare in questi ultimi tempi. Un’Italia senza evasione fiscale, meno ingessata dalla burocrazia e che punti sui giovani e sulla ricerca sarebbe un’Italia vincente nel mondo e pronta a sfidare chiunque. E’ questa la ricetta su cui puntare. Speriamo di avere un buon cuoco che sappia cucinarla!
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Calcio 2007: repressione e idiozia…

Stop a tamburi e megafoni negli stadi di calcio italiani. Ma non solo. In ottemperanza alla determinazione nr.14/2007 (8 marzo 2007) dell`Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, a partire dal 30 marzo 2007 sarà vietato introdurre negli stadi anche striscioni, bandiere e qualsiasi materiale per le coreografie, eccetto quello riportante solo i colori sociali della propria squadra oppure dello stato rappresentato in campo. Questa sembrerebbe l’unica strada da seguire per fermare la violenza negli stadi secondo i superpagati pseudo-esperti chiamati a dirimere la questione. Reprimere. Reprimere. Reprimere. A loro rivolgo le mie domande. Forse non si sa che il 90% degli episodi di violenza avviene all’esterno degli stadi? A che serve proibire all’interno per scatenare all’esterno? Meglio picchiarsi fuori che cantare dentro? Sembrerebbe di si…tanto all’esterno non ci sono telecamere e si sa..occhio non vede cuore non duole! Ah poveri noi, semplici sportivi col calcio nel cuore che amiamo cantare a squarciagola la domenica e il lunedì siamo cronicamente senza voce. Siamo teppisti! Mettiamocelo bene in testa! L’unico provvedimento positivo approvato sembrerebbe essere quello di concedere biglietti gratis per gli under 14 negli stadi…ma solo se promettono di entrare in fila per due e di stare in silenzio per tutti i 90 minuti. Cosa aggiungere…semplicemente ridicoli!
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Riparte IL FOGLIO

da http://www.azionegiovani.bn.it (click in alto a sinistra sulla home page –> sezione ILFOGLIO)

 
Oggi, dopo un mese circa di black out legato a qualche problema tecnico e di logistica, riparte IL FOGLIO, un occhio sul mondo dell’attualità e della politica, giocoforza più distaccato, visti i 2000 e passa km che mi separano dall’Italia (sono a Valencia). Spero di aggiungere qualcosa di nuovo alla discussione che anima AG e aspetto vostri suggerimenti e riflessioni.

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Nani, pagliacci e saltimbanchi (ahimè… parte II)

Evidentemente i miei consigli non sono stati accettati, e così ci troviamo di nuovo a ripartire con un governo ostaggio di questo o quel franco tiratore, del faccendiere e del finto politico di turno, senza un progetto chiaro per il futuro del paese e con l’unico obiettivo della sopravvivenza a oltranza (…d’altronde ancora non hanno maturato la pensione da parlamentare…sarebbe un peccato!). In più abbiamo assistito ad uno spettacolo indecente di poltrone comprate e vendute in cambio di favori e di promesse da far impallidire le più torbide vicende della prima repubblica. Uomini senza pudore che passano da ministri del centro destra a leccapiedi di centro sinistra, fondando partiti della terra di mezzo degni del miglior Tolkien e del nostro più profondo imbarazzo. Ma è davvero questa la politica che l’Italia si merita? Una politica di clientelismo e di nichilismo di valori, dove contano i numeri e non le idee, dove i giovani sono banditi e a comandare è la solita casta di intoccabili, dove la res publica si traduce in difesa dell’interesse particolare, dove si fa spettacolo ancor prima di far politica. Questa politica non ci interessa. Facciamoci avanti e riprendiamoci il futuro che ci appartiene!   

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