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Il caso Englaro e la politica dei servi

10 febbraio 2009 1 commento

“Libera Chiesa in libero Stato”.  Così 150 anni fa Cavour esprimeva il principio alla base del nuovo Stato italiano. Si fa fatica a credere che nel 2009 siamo ancora a discutere dell’ingerenza della Chiesa nelle questioni interne alla nostra nazione. La vicenda della povera Eluana Englaro ha portato ancora una volta alla luce il volto peggiore della politica, quella dei falchi e degli sciacalli, dei fondamentalisti della vita e di quelli della morte, faziosi damerini che hanno la risposta certa a qualunque domanda, dettata dall’unico scopo di ottenere il consenso, strumentalizzando una vicenda che avrebbe meritato rispetto e soprattutto silenzio. Per questo come non si può non essere d’accordo con il Presidente della Repubblica Napolitano, che esprimendo il senso comune della nazione ha deciso di non firmare un decreto dettato in un paio d’ore in un piovoso pomeriggio di inizio febbraio dalla solita casta di politici ossequiosi e obbedienti al vescovo o al monsignore di turno. E come non applaudire gli interventi giustamente stizziti del presidente Fini, che dapprima si è schierato contro il decreto e poi ha stigmatizzato le parole di Maurizio Gasparri, che nell’immediata notizia della morte si è lasciato andare a polemiche e iraconde dichiarazioni verso fantomatici assassini che avrebbero ucciso il diritto alla vita. Ebbene si. Questi signori farebbero bene a chiarire che quando parlano lo fanno a titolo strettamente personale. Ieri Maurizio Gasparri non ha rappresentato le mie idee e sono profondamente convinto che ha provocato non pochi malumori tra una larga fetta di altri elettori del PdL. L’arroganza e la supponenza di chi ha la verità in tasca provoca disgusto e spero che, come in parte ha già fatto, voglia chiedere scusa per le sue esternazioni fuori luogo. Con ciò non intendo certo dire che la Chiesa non abbia il diritto di esprimersi su questioni che così strettamente la riguardano. In una democrazia tutti hanno il diritto di mostrare le proprie idee e cercare di renderle egemoni, ma ciò che preoccupa è la pochezza della nostra classe politica, che di fronte a una parola detta da una qualsivoglia autorità religiosa si piega ossequiosa e decide per decreto e per partito preso di farla propria. È vergognoso poi che chi difende ciecamente la Chiesa sia di destra, mentre chi va contro è di sinistra. Si tratta di banalizzare una discussione che deve essere seria e soprattutto condivisa il più possibile dalla società civile. Avere il diritto di lasciare il proprio testamento biologico è una vittoria della cultura della vita, non la sua morte. Decidere consciamente e consapevolmente che in caso di malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile e invalidante, o di malattia che costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione, non si voglia essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico né ad idratazione e alimentazione forzate e artificiali in caso di impossibilità all’alimentazione autonoma è un diritto sacrosanto. Le forme e i modi vengano stabiliti in Parlamento, con una discussione seria e pacata, e sottoposta al giudizio dei cittadini tramite referendum. Questa è la soluzione più seria e razionale a una problematica che investe le coscienze dei cittadini, indipendentemente dal loro colore politico, e che per questo deve essere lontana da giochi di partito e trame di palazzo.

Categorie:Notizie e politica