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Archive for marzo 2009

I giovani e il futuro

Nei mesi scorsi, così come in questi ultimi giorni, si è parlato e si continua a parlare del futuro della destra italiana. Il PdL, dopo aver affrontato con successo le ultime elezioni politiche e i primi mesi di governo, ha bisogno di diventare un vero partito, arricchendosi di contenuti e di idee che siano mutuati dalla tradizione di centro-destra e che guardino al futuro, superando le differenze partitiche e correntizie. In questo contesto si inserisce anche l’ultimo congresso provinciale di Alleanza Nazionale, che segna la fine di un percorso politico cominciato quasi 20 anni fa, che tante soddisfazioni e successi ha regalato alla gente alleatina beneventana, e al tempo stesso l’inizio di una nuova avventura che possa dare alla città e al paese un partito stabile e unitario che sia in grado di vivere da protagonista i prossimi anni. È il momento, quindi, di soffermarsi sui programmi e non su freddi numeri, di essere propositivi rispetto alle scelte che questo tempo ci impone di fare. Proprio la capacità di saper interpretare i mutamenti della società e le sue complesse dinamiche richiede di coinvolgere sempre maggiormente i giovani. Per lunghi anni considerati spensierati, inesperti, inadeguati, oggi stanno cominciando a ricoprire ruoli di responsabilità sia in ambito locale che nazionale, riappropriandosi del proprio spazio per  troppo tempo a loro negato. Sui giovani è necessario investire, coinvolgendoli nella costruzione del nuovo soggetto politico. Anche e soprattutto in ambito giovanile l’attenzione deve essere puntata sui contenuti, sulle idee, sulle esperienze maturate, piuttosto che su fredde percentuali, iniziative spot o improvvisazione. In un’epoca in cui alla politica, ma soprattutto a certa politica, interessa solo il mantenimento delle poltrone e dei privilegi acquisiti – come dimostra il teatrino degli ultimi giorni alla Provincia – poche idee chiare devono essere messe al centro dell’attenzione da noi ragazzi, che maggiormente ne sentiamo il dovere e la necessità. Il diritto al lavoro, il diritto a costruirsi una famiglia, il diritto ad avere una casa, il diritto ad avere accesso ad un credito equo e non a tassi da usura, il diritto ad essere rappresentati da politici giovani e capaci, pur nel rispetto dei ruoli e delle persone più anziane – ma non certo tutte – da cui sappiamo di poter solo imparare. Perché la politica deve tener ben presente il momento di difficoltà che l’Italia e il mondo intero sta vivendo. Una crisi globale attanaglia l’economia, portando ricadute disastrose tra la gente e soprattutto tra i giovani, sopraffatti dalla disoccupazione e dal precariato. È soprattutto questa l’Italia da tutelare. L’Italia giovane che lavora, che studia, che si guadagna da vivere giorno per giorno, nonostante tutto e tutti. Persone oneste, gente umile, colonna portante di quell’eroico ceto medio che si sacrifica per mandare avanti il paese. Non giovani che scimmiottano i calciatori o che si atteggiano a veline, che affollano gli aperitivi o che sfrecciano sballati con la fuoriserie del papà. Ragazzi che non fanno notizia, quelli che studiano a casa con i genitori o in un buco di una triste periferia perché è quello che possono permettersi, che lavorano per pochi spiccioli in qualche azienda che gli ha concesso questa opportunità, perché anche fare uno stage con 200 euro di rimborso spese oggi è diventato un lusso. Sono i giovani a cui la società ha imposto di vivere da povera gente, con un mutuo quarantennale per comprare un monolocale o poco più,  oppure con uno stipendio da operaio grazie a un lavoro concesso dopo aver elemosinato un posto per dieci anni al politico di turno. Sono loro i veri eroi, sempre pronti a un sorriso anche quando non ci sarebbe altro che piangere, pieni di iniziativa e mai rassegnati. Sono loro il futuro dell’Italia, sono loro che la politica deve rappresentare e coinvolgere nelle scelte di un paese che non può fare a meno dei suoi figli. Quindi bisogna bandire discussioni sterili, teoremi campati in aria, disquisizione filosofiche, ricerche spasmodiche del consenso. La politica deve vestirsi di responsabilità, rimboccarsi le maniche e risolvere i problemi concreti del paese e della nostra terra. È il momento del fare, dell’agire. Vada via chi dimostra di essere legato solo al potere. Si faccia da parte una volta per tutte e lasci lavorare chi ne ha voglia e capacità.  Un progetto chiaro, con giovani capaci, che possano diventare la classe dirigente di oggi e di domani.. Questa è la chiave per il successo del nuovo partito, un partito che possa rappresentare la gente nel tempo e contribuire alla rinascita dell’Italia e della nostra Benevento.

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Questi due primi mesi del nuovo anno…

Cari ragazzi, questi due primi mesi del nuovo anno sono volati via veloci, portandosi via un bel pezzo di inverno piovoso che ormai volge al termine. Sono stati due mesi di lavoro, ma non solo. In primis la scoperta del teatro, con “Le parole che non vi ho detto” di Enrico Brignano al Sistina, divertente e piacevole spettacolo del comico romano, poi con il commovente "Il profumo delle lucciole" di Paolo Villaggio al Parioli, pieno di poesia e nostalgici ricordi. Poi il cinema, con il combattivo "Defiance" e il pluridecorato "Il curioso caso di Benjamin Button", lo shopping dei saldi tra il centro, Castel Romano e Valmontone, i profumi a tavola gustando la gricia "Dar Moschino", sorseggiano un buon bicchiere di Shiraz al "Palathium" o assaporando le "croccanti" pizze romane. Quindi le gite più o meno fuori porta, partendo dalla lontana Padova, passando per Benevento e arrivando ai Castelli romani, con l’immancabile Ariccia, Albano, la papale Castelgandolfo, e infine Tivoli e la sua meravigliosa Villad’Este. Le visite degli amici, di Andrea, di Peppe, di Riccardo, il compleanno di Vale. Due mesi pieni di vita accanto alla persona che amo. Buona primavera a tutti!
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Il risveglio

Soffia il vento. Scuote le antenne arrugginite aggrappate
ai palazzi, grigi fantocci abitati dai fantasmi del presente.
Passa l’aria, gelida, sibilando tra le finestre sempre più
vicine a un cielo plumbeo, grigio di pioggia e di tetri pensieri.
Fuochi fatui, fiammelle tenui in balia degli elementi,
anime ansiose che non sanno più parlarsi. Un albero trema,
come un povero passero in cerca di cibo su una bianca
distesa innevata, testimonianza di una natura ancora viva
che non abita tra i mostri di cemento.Sfrecciano tutte intorno
gabbie colorate di lamiera, piene di storie di vita
di sofferenza e di speranza, note stonate che si muovono
veloci su uno spartito scritto dal destino, mutevole
compositore dalla penna decisa. Il sibilo aumenta, cresce
e si amplifica tra gli spigoli della città, prende forza nel buio
e culla lieve il sonno dei giusti. Sogni di una realtà diversa,
di sole e di tempesta, di luce e di tenebra, di un’alba timida
sul freddo paesaggio invernale, di un tramonto infuocato
che accende la passione di una calda serata estiva cullata
dall’ultimo canto delle cicale. Triste il risveglio. triste ritorno.
Il sibilo si ode ancora tra gli stipiti ghiacciati  e si mischia
al suono della moltitudine che riprende il ritmo monotono
della quotidianità. Ma non tutti lo sentono. Qualcuno con
gli occhi assonnati scorge un bagliore. Il sole non è lontano.
Si muove con le proprie gambe, si veste di consapevolezza
e di coraggio. Dice addio al grigio paesaggio, convinto che
quella non è la realtà. Non ode più il sibilo beffardo
dell’inverno, ma il primo cinguettio delle creature che di lì
a poco animeranno la primavera. La luce bagna il suo
volto sereno. Lontane, le nubi cariche di pioggia lasciano
il posto ai colori vivi dell’arcobaleno. Allora il sorriso anima
il volto del giusto. Si gira indietro senza rimpianto e saluta
con la mano ancora infreddolita un passato di tenebre 
che non rivedrà mai più.
 
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