I giovani e il futuro
Nei mesi scorsi, così come in questi ultimi giorni, si è parlato e si continua a parlare del futuro della destra italiana. Il PdL, dopo aver affrontato con successo le ultime elezioni politiche e i primi mesi di governo, ha bisogno di diventare un vero partito, arricchendosi di contenuti e di idee che siano mutuati dalla tradizione di centro-destra e che guardino al futuro, superando le differenze partitiche e correntizie. In questo contesto si inserisce anche l’ultimo congresso provinciale di Alleanza Nazionale, che segna la fine di un percorso politico cominciato quasi 20 anni fa, che tante soddisfazioni e successi ha regalato alla gente alleatina beneventana, e al tempo stesso l’inizio di una nuova avventura che possa dare alla città e al paese un partito stabile e unitario che sia in grado di vivere da protagonista i prossimi anni. È il momento, quindi, di soffermarsi sui programmi e non su freddi numeri, di essere propositivi rispetto alle scelte che questo tempo ci impone di fare. Proprio la capacità di saper interpretare i mutamenti della società e le sue complesse dinamiche richiede di coinvolgere sempre maggiormente i giovani. Per lunghi anni considerati spensierati, inesperti, inadeguati, oggi stanno cominciando a ricoprire ruoli di responsabilità sia in ambito locale che nazionale, riappropriandosi del proprio spazio per troppo tempo a loro negato. Sui giovani è necessario investire, coinvolgendoli nella costruzione del nuovo soggetto politico. Anche e soprattutto in ambito giovanile l’attenzione deve essere puntata sui contenuti, sulle idee, sulle esperienze maturate, piuttosto che su fredde percentuali, iniziative spot o improvvisazione. In un’epoca in cui alla politica, ma soprattutto a certa politica, interessa solo il mantenimento delle poltrone e dei privilegi acquisiti – come dimostra il teatrino degli ultimi giorni alla Provincia – poche idee chiare devono essere messe al centro dell’attenzione da noi ragazzi, che maggiormente ne sentiamo il dovere e la necessità. Il diritto al lavoro, il diritto a costruirsi una famiglia, il diritto ad avere una casa, il diritto ad avere accesso ad un credito equo e non a tassi da usura, il diritto ad essere rappresentati da politici giovani e capaci, pur nel rispetto dei ruoli e delle persone più anziane – ma non certo tutte – da cui sappiamo di poter solo imparare. Perché la politica deve tener ben presente il momento di difficoltà che l’Italia e il mondo intero sta vivendo. Una crisi globale attanaglia l’economia, portando ricadute disastrose tra la gente e soprattutto tra i giovani, sopraffatti dalla disoccupazione e dal precariato. È soprattutto questa l’Italia da tutelare. L’Italia giovane che lavora, che studia, che si guadagna da vivere giorno per giorno, nonostante tutto e tutti. Persone oneste, gente umile, colonna portante di quell’eroico ceto medio che si sacrifica per mandare avanti il paese. Non giovani che scimmiottano i calciatori o che si atteggiano a veline, che affollano gli aperitivi o che sfrecciano sballati con la fuoriserie del papà. Ragazzi che non fanno notizia, quelli che studiano a casa con i genitori o in un buco di una triste periferia perché è quello che possono permettersi, che lavorano per pochi spiccioli in qualche azienda che gli ha concesso questa opportunità, perché anche fare uno stage con 200 euro di rimborso spese oggi è diventato un lusso. Sono i giovani a cui la società ha imposto di vivere da povera gente, con un mutuo quarantennale per comprare un monolocale o poco più, oppure con uno stipendio da operaio grazie a un lavoro concesso dopo aver elemosinato un posto per dieci anni al politico di turno. Sono loro i veri eroi, sempre pronti a un sorriso anche quando non ci sarebbe altro che piangere, pieni di iniziativa e mai rassegnati. Sono loro il futuro dell’Italia, sono loro che la politica deve rappresentare e coinvolgere nelle scelte di un paese che non può fare a meno dei suoi figli. Quindi bisogna bandire discussioni sterili, teoremi campati in aria, disquisizione filosofiche, ricerche spasmodiche del consenso. La politica deve vestirsi di responsabilità, rimboccarsi le maniche e risolvere i problemi concreti del paese e della nostra terra. È il momento del fare, dell’agire. Vada via chi dimostra di essere legato solo al potere. Si faccia da parte una volta per tutte e lasci lavorare chi ne ha voglia e capacità. Un progetto chiaro, con giovani capaci, che possano diventare la classe dirigente di oggi e di domani.. Questa è la chiave per il successo del nuovo partito, un partito che possa rappresentare la gente nel tempo e contribuire alla rinascita dell’Italia e della nostra Benevento.