Archivio

Archive for luglio 2008

Poveri figli d’Italia

È passato molto tempo ormai da quando le crepe di anni di spensierata e grossolana gestione della cosa pubblica causarono il crollo della Prima Repubblica. L’Italia era alla fine di un lungo traghettamento, che l’aveva portata a diventare da paese perdente di una tragica e barbara guerra, percorsa da conflitti fratricidi e ricoperta da ceneri ancora fumanti, a una delle sette potenze del mondo. Improvvisamente il paese scoprì quello che tutti sapevano e nessuno diceva, un paese ricco si, ma anche e soprattutto di bustarelle e spintarelle di ogni sorta. Cominciò così l’epoca della Seconda Repubblica, dei buoni propositi e del risanamento. Fu il ritorno alla realtà, seguito da anni di sacrifici da parte delle persone comuni, non certo dei ceti più elevati; la forbice tra ricchi e poveri ha cominciato così a divaricarsi, spinta anche da un instabile panorama politico, non certo aiutato da una casta giustizialista e faziosa, figlia del ’68 e di tangentopoli. Sono cominciati a piovere avvisi di garanzia, in una sorta di giustizia a tempo che qualche dubbio ha certo sollevato nelle persone che seguono un minimo di logica. Certo è che risulta evidente che la classe politica non era e non è certo tuttora costituita da santi o benefattori, ma comunque è ostaggio di un sistema malato che, legando il successo a manciate di voti, si presta a ricatti e compravendite, e alimenta il fenomeno delle clientele. Dall’ideale al reale. Partiti figli di grandi ideologie in un’epoca in cui l’unica ideologia è il potere e il denaro. In questo scenario non ci sono però solo ombre, ma anche parecchi spiragli di luce. C’è l’Italia che lavora, che studia, che si guadagna da vivere giorno per giorno, nonostante tutto e tutti. Ci sono persone oneste, gente umile, l’eroico ceto medio che si sacrifica per mandare avanti il paese. Ci sono i giovani, non quelli che scimmiottano i calciatori o che si atteggiano a veline, che affollano gli aperitivi o che sfrecciano sballati con la fuoriserie del papà. Sono i ragazzi che non fanno notizia, quelli che studiano a casa con i genitori o in un buco di una triste periferia perché è quello che possono permettersi, che lavorano per pochi spiccioli in qualche azienda che gli ha concesso questa opportunità, perché anche fare uno stage con 200 euro di rimborso spese oggi è diventato un lusso. Sono i giovani a cui la società ha imposto di vivere da povera gente, con un mutuo quarantennale per comprare un monolocale o poco più. Sono loro i veri eroi, sempre pronti a un sorriso anche quando non ci sarebbe altro che piangere, pieni di iniziativa e mai rassegnati. Sono loro il futuro dell’Italia, sono loro che la politica giovanile deve rappresentare e coinvolgere nelle scelte di un paese che non può fare a meno dei suoi figli. Poche idee chiare, a partire dal diritto al lavoro, dal diritto a costruirsi una famiglia, dal diritto ad avere una casa, dal diritto ad avere accesso ad un credito equo e non a tassi da usura, dal diritto ad essere rappresentati da politici giovani e capaci e non da attempati e faziosi governanti. Questa è la base da cui ripartire, con iniziative serie e pragmatiche, che affondino le radici  nel sociale, prese tra la gente e non nelle stanze del potere.  Facciamo sentire la nostra voce. Riprendiamo in mano il nostro futuro.

Categorie:Notizie e politica