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Archive for Maggio 2007

La magia di Gabriel Garcia Marquez

MARQUEZ DOPO 20 ANNI TORNA AD ARACATACA (da www.ansa.it)

BOGOTA’ – Lo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez è tornato dopo 20 anni, a bordo di un treno a vapore decorato con farfalle gialle, nel suo villaggio natale di Aracataca, che ispirò Macondo, magico protagonista del suo celebre romanzo Cent’anni di Solitudine.  Visibilmente emozionato, il Premio Nobel per la Letteratura ha viaggiato nel secondo vagone del convoglio partito dal Porto di Santa Marta lungo un percorso che ha costeggiato sterminate piantagioni di banane. Lo accompagnavano vari amici, giornalisti e scrittori. Nella sua città natale Garcia Marquez, che ha compiuto 80 anni, è stato accolto dalla banda dipartimentale e da praticamente tutta la popolazione, con palloncini colorati, striscioni e cartelli con frasi di saluto concepite dai bambini della locale scuola elementare. In brevi dichiarazioni dopo l’arrivo, Gabo si è rammaricato per l’assenza nel villaggio della madre Luisa Santiaga, del padre Gabriel Eligio, e dei due fratelli più amati, Cuqui e Eligio, morti prima del suo ritorno.

Un dovuto omaggio a uno degli scrittori più geniali del ‘900, senz’altro uno dei miei preferiti. Tornare in un treno a vapore decorato con farfalle? Per chi non lo conosce sembrerebbe un’idiozia, chi lo conosce abbozza un sorrise e dice: "Eccolo…è sempre lui!".  Tra tutti i suoi libri che ho letto e apprezzato, consiglio:
Cent’anni di solitudine: una mescola perfetta di magia e realtà nel favoloso paese di Macondo raccontando le vicende della famiglia Buendia. Semplicemente stupendo.
Dell’amore e di altri demoni: una favola d’amore funebre e struggente. Incantevole.
Vivere per raccontarla: la biografia di Marquez, dalle origini fino al successo. Meravigliosa.
Cronaca di una morte annunciata, Occhi di cane azzurro, L’autunno del patriarca, L’amore ai tempi del colera
Categorie:Libri

Montezemolo…e le mie parole di sempre

Finalmente qualcuno che ha gli attributi per dire quattro parole alla nostra intoccabile classe politica, trincerata nella difesa dei propri interessi e sorda ai problemi reali del paese.

[Tratto da Affari italiani (libero.it) cinqueallecinque, pubblicato su www.azionegiovani.bn.it, sezione ILFOGLIO]

Terremoto in politica. L’intervento di apertura dell’Assemblea Annuale di Confindustria del presidente Luca Cordero di Montezemolo ha scatenato il caos. Un discorso sferzante, da leader, un attacco durissimo alla classe politica. Il Paese, ha detto il presidente della Ferrari ha bisogno di un cambiamento per “crescere e competere, in Europa e nel mondo”.
Nessun equivoco: quella di Montezemolo si chiama “discesa in campo”. Con piglio da leader e sostenendo un rosario di idee che sono sconvolgenti solo per la nostra classe politica extraterrestre, Montezemolo ha lanciato una sfida che trafigge trasversalmente gli schieramenti e manda a gambe all’aria i pavidi tentativi di aggregazione nei due poli. Di colpo il partito unico del centrodestra e il partito democratico – che pretendevano di essere l’unica novità politica – sono invecchiati. È bastato un discorso fatto in una lingua ignota alla politica per svelare che si trattava di proposte incartapecorite sin dalla culla, come dimostra il fatto che anche De Benedetti, la “tessera numero 1” del Pd, è andato in deliquio alle parole del presidente di Confindustria. La sfida di Montezemolo è trasversale dunque, e le reazioni disegnano la mappa del consenso che può raccogliere. Berlusconi e Prodi non sono contenti, del resto quelle di Montezemolo sono soprattutto critiche a loro due e alla paralisi gerontocratica che rappresentano. Ma Rutelli e Marini ci starebbero, Dini e Padoa Schioppa hanno molto apprezzato, Casini pure, pezzi di An come Alemanno e Urso hanno commentato positivamente, Forza Italia potrebbe starci, anche se ora prevale la cautela. Freddi se non ostili i partiti più di sinistra come Pdci, Verdi e Rifondazione. I Ds, come al solito, non si è capito come la pensino, Fassino ha farfugliato qualcosa di democristiano, la loro opinione ce lo spiegheranno fra qualche anno in un congresso di autocritica. Però, qualcosa si muove e forse non a vuoto. E da qui non si torna indietro.

Categorie:Notizie e politica

GRAZIE RAGAZZI!

Passano gli anni…e noi siamo sempre qua, a commentare l’ennesimo campionato dell’indomabile stregone. L’avventura di questo Benevento non era certo cominciata bene, con gli encomiabili fratelli Vigorito alle prese con l’inesperienza nel mondo del calcio e con il tecnico Pileggi a dimostrare la sua inadeguatezza a questi palcoscenici. Poi è arrivato il maestro Simonelli e tutto è cambiato, a partire dalla vittoria di Nocera, passando per un periodo di assestamento fino alla clamorosa rimonta da -11 a -1 con il Sorrento, non coronata solo a causa delle solite combine di stile moggiano (…e meno male che era cambiato tutto!). L’ho vissuta lontano da casa questa cavalcata, con la breve parentesi pasquale a placare solo in parte l’astinenza da strega. Molta distanza…molta sofferenza. Comunque un grazie infinito va a questi ragazzi, che hanno lottato e sofferto con noi, ogni domenica e su ogni campo, ci hanno creduto fino alla fine e sono arrivati a un passo dal paradiso. Ora facciamolo questo ultimo passo: vinciamo i playoff e riprendiamoci quello che ci spetta! Forza stregone…regalaci la C1!!!
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Pensieri sparsi di uno sciocco visionario…

Il vespro mi incontra qui seduto, finalmente fermo tra gli invidiati oggetti immobili e l’inconfondibile ticchettio delle lancette dell’orologio. Il tempo scorre, immutato e immutabile, ci passa tra i capelli, fluisce tra le dita, col suo incedere semplice e terribile, che uccide il passato e partorisce il presente. Il sole è ancora alto, maestoso nella sua eterea dimora celeste, a scottare la nostra pelle di vanitosi mortali e ad asciugare i nostri pensieri confusi dal vento. Passa la sabbia sotto le nostre unghie, e graffia anche l’anima, sconvolta da un ritmo incessante di un mondo che corre senza sosta, verso una meta imperscrutabile che nessuno conosce. Ci obbliga alla frenesia, ci opprime ma non ci stritola, in un gioco vile che assomiglia a una tortura, ma senza la quale l’umanità non saprebbe vivere, assuefatta a questa irrinunciabile droga. Generazione di ansiosi col mal di vivere, vinta da malanni immaginati e mai reali, in un gioco al massacro a cui nessuno può sottrarsi. Eppure qualche sciocco ancora c’è, che queste cose le grida al mondo, instancabile cassandra tra i grattacieli della nostra società di arrivisti senza pudore. Ma la sua voce è debole, e il rumore della marea di sciocchezze vomitate dagli uomini la copre e la deride. E allora il mondo intero resta così, con gli occhi chiusi e la mente imbavagliata, a irrorare con lacrime senza senso questa terra meravigliosa che ci guarda e si chiede il perchè. Ma lo sciocco non perderà mai la speranza di vivere un giorno in un mondo dove tutti lo riterranno saggio, dove nessuno giudicherà nessuno, dove ogni persona sappia godersi quel poco che ha, senza invidia e senza rancori. E allora questa terra ricomincerà a piangere, ma saranno lacrime di gioia, beneaugurante rugiada a battezzare un’umanità finalmente ritrovata.
 
Valencia, 8/5/07
 
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Prodi, Erasmus e le pezze al c…

tratto da Affari italiani (libero.it) – Cinqueallecinque

Commendevole la proposta di Prodi di rendere obbligatori 6 mesi di Erasmus all’estero per gli studenti universitari.

Ma chi paga, visto che – come Prodi stesso ha ammesso – i fondi europei destinati alle esperienze all’estero degli studenti sono stati dimezzati? Anche mia nonna saprebbe fare lo statista se si trattasse di lanciare proposte a vanvera senza occuparsi della copertura economica. Prodi, anziché fare proposte ruffiane, farebbe bene a mettere mano per davvero ad una riforma complessiva del sistema universitario, evitando di imitare quelli che montano i cerchioni in lega alla loro Fiat 127 rustica del ’78. Tanto per cominciare il governo decida di destinare al rilancio dell’università il leggendari ‘tesoretto’, perché ci sono atenei che – per dirla con il poeta – sono con le "pezze al culo". Ma soprattutto che si trovi il modo per offrire ai giovani italiani formazione di alto livello (non il prolungamento del liceo di oggi), dopo che in questi anni si è consumato un equivoco che ha fatto dell’università un ibrido a metà tra formazione teorica e scuola di avviamento professionale. Ma soprattutto che si riformi una volta per tutte il meccanismo di reclutamento dei docenti. L’università mortifica le intelligenze migliori obbligandole alla fuga, pagando poco e selezionando solo i più fedeli al baronato. In troppi casi la carriera accademica è appannaggio di chi o è ricco di famiglia e può bivaccare per anni in università aspettando per anni un concorso pilotato, o di chi non ha alternative (quelli meno bravi). Importante l’Erasmus, per carità, ma forse c’è dell’altro.

Categorie:Notizie e politica