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Archive for novembre 2011

Se il futuro della politica è il futuro dell’Italia..

Con le dimissioni di Silvio Berlusconi si è chiusa una fase importante per il nostro paese, aggredito dai mercati e dalla speculazione finanziaria e priva di una classe dirigente politica adeguata alla gravità del momento.

Quella che ormai viene vista come la fine della seconda repubblica è stata causata dalla decadenza di una politica che non è stata in grado di rinnovarsi e di dar corso a idee e valori dominanti nella società civile, una politica rissosa, che ha guardato sempre più all’interesse del singolo partito e alla rielezione che al bene del paese.

Quello che si evince è che il problema non è stato e non è Berlusconi, individuato come unico capro espiatorio, che nonostante i molti errori e scelte politiche non sempre condivisibili ha guidato il paese per una lunga stagione, ma piuttosto le persone di cui si è circondato, la pletora di berluschini e le berluschine, faccendieri e affaristi, immagine di una parte dell’Italia in decadenza di costumi e di valori che rinnega la sua espressione più vera e autentica.

Una cosa è certa, sono finiti gli alibi, sia per il centro destra che per i suoi oppositori, finita la contrapposizione tra berlusconiani e suoi denigratori, bisogna porre fine a un bipolarismo malato, di scontro e non di confronto, che ha portato solo danni a questo paese.

Ridare dignità ai partiti, riuniti in coalizioni stabili e durature e con un candidato premier e una squadra di governo designata e soprattutto credibile, arginare capi bastone e opportunisti, porre al centro la legalità, dar corso alla meritocrazia e al consenso con primarie e democrazia interna, infine riassegnare ai cittadini la possibilità di scegliere da chi farsi rappresentare con una nuova legge elettorale.

Tramontata l’idea che per risolvere i problemi di un paese si debbano accentrare sempre più i poteri e limitare le garanzie legislative e le norme, accantonato il sogno dei partiti di avere in Parlamento una squadra di pianisti senza cervello e di giurata obbedienza per avallare le decisioni dei pochi cervelloni di turno, torni di prepotenza la politica vera e il confronto democratico.

Solo così il paese potrà risollevarsi, al di là di politiche economiche e sociali che sicuramente porterà avanti il nuovo governo Monti, designato dal presidente della Repubblica nelle sue prerogative costituzionali e sostenuto dal Parlamento, e per questo legittimamente governante. La sua sfida vera sarà mettere nel cassetto quel sentimento di anti-politica che è molto forte nel paese e che solo una politica seria e preparata può limitare, e ridare al termine del suo mandato la parola ai cittadini, sperando che i partiti abbiano già concluso il loro percorso di recupero di credibilità e di rinnovamento.

Oggi più che mai la sfida non è tecnica, come qualcuno vuol farci credere, ma politica. Per la capacità di rinnovarsi della politica passa l’unica via di riscatto del nostro paese.